LOGOPEDIA PER L'ETA' EVOLUTIVA

Il ritardo di linguaggio consiste nella tardiva comparsa del linguaggio espressivo.

Questi bambini, definiti Parlatori Tardivi (late talkers) necessitano di un’identificazione precoce. Il logopedista, infatti, tramite un’accurata valutazione dei prerequisiti della comunicazione e attraverso un intervento rivolto ai caregivers, propone strategie comunicative e linguistiche volte a sostenere la comparsa del linguaggio.

Il disturbo primario di linguaggio è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da disordine in uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e di importanti carenze socio-ambientali.[1]

Il disturbo primario di linguaggio può riguardare diversi aspetti quali la forma del linguaggio (il modo in cui viene pronunciata una parola), il contenuto del linguaggio (il significato delle parole) e l’uso del linguaggio (la capacità di utilizzare la comunicazione verbale e non verbale).[2]

Il disturbo di linguaggio secondario a sindromi e/o disabilità intellettiva è una difficoltà che si manifesta in condizioni cliniche in cui il disturbo di linguaggio rappresenta un “sintomo” di quadri patologici più complessi, quali disabilità intellettiva, ma anche sindromi (es. Sindrome di Down) o disturbi di natura neurologica quali Paralisi Cerebrali Infantili (PCI).

La disprassia verbale evolutiva (DVE) è un disordine dell’articolazione dei suoni, sillabe e parole in cui la precisione e la sistematicità nella produzione articolatoria risultano compromesse in assenza di deficit neuromuscolari e di anomalie strutturali a carico dell’apparato bucco-fonatorio.[3]

Il logopedista, dopo un’attenta raccolta anamnestica e dopo aver valutato i diversi aspetti del linguaggio e della comunicazione tramite prove formali e osservazioni informali, definisce gli obiettivi riabilitativi a medio e lungo termine e propone un trattamento mirato al potenziamento degli ambiti risultati deficitari.

Tra le strategie e le tecniche volte ad incrementare l’efficacia comunicativa e linguistica nel nostro centro abbiamo operatori formati in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), Sistema di comunicazione per scambio di immagini – PECS e Metodo P.R.O.M.P.T.

 

[1] American Psychiatric Association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.), 2013.
[2] Consensus Conference sul disturbo primario di linguaggio, CLASTA e FLI, 2019.
[3] American Speech-Language-Hearing Association, Technical report on Childhood Apraxia of Speech, 2007.

L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, con esordio nei primi 3 anni di vita.

Le aree prevalentemente interessate da uno sviluppo alterato sono quelle relative alla comunicazione sociale, alla interazione sociale reciproca e al gioco funzionale e simbolico.

Tutti questi aspetti possono accompagnarsi anche a ritardo mentale, che si può presentare in forma lieve, moderata o grave.

Esistono quadri atipici di autismo con un interessamento più disomogeneo delle aree caratteristicamente coinvolte o con sintomi comportamentali meno gravi o variabili, a volte accompagnati da uno sviluppo intellettivo normale.[1]

La finalità del progetto terapeutico è quella di favorire durante l’intero arco dell’età evolutiva una serie di interventi finalizzati a:

  • correggere comportamenti disadattivi;
  • pilotare la spinta maturativa per facilitare l’emergenza di competenze (sociali, comunicativo-linguistiche, cognitive) che possano favorire il futuro adattamento del soggetto all’ambiente in cui vive;
  • favorire lo sviluppo di un soddisfacente adattamento emozionale (controllo degli impulsi, modulazione degli stati emotivi, immagine di sé).

Le strategie comunemente suggerite ed adottate, anche se variabili in rapporto ad una serie di fattori, quali l’età o il grado di compromissione funzionale, possono essere fatte rientrare in due grandi categorie:

  • gli approcci comportamentali;
  • gli approcci evolutivi.[2]

Presso il nostro centro sono presenti operatori in possesso del Master Universitario di 1°Livello in Autismo e disturbi dello sviluppo, Sistema di comunicazione per scambio di immagini (PECS) e Metodo P.R.O.M.P.T.

 

[1] Il Trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico nei bambini e negli adolescenti, Linea Guida 21, Ottobre 2015.
[2] Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Linee Guida per l’Autismo, raccomandazioni tecniche-operative per i servizi di Neuropsichiatria dell’età evolutiva, 2017.

Le difficoltà di apprendimento in età evolutiva sono suddivisibili in disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e disturbi non specifici di apprendimento (o aspecifici).

I disturbi non specifici di apprendimento si riferiscono a una disabilità ad acquisire nuove conoscenze e competenze non limitata a uno o più settori specifici delle competenze scolastiche, ma estesa a più settori. Possono essere secondari a Ritardo Mentale, livello cognitivo borderline, ADHD, Autismo ad alto funzionamento, etc.[1]

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), sono disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche (ICD-10).

Si tratta di disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.
Sulla base del deficit funzionale vengono comunemente distinte le seguenti condizioni cliniche (riconosciute anche dalla Legge n° 170/2010):

  • dislessia, cioè disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo) – F81.0;
  • disortografia, cioè disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica) – F81.1;
  • disgrafia, cioè disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria) – F81.8;
  • discalculia, cioè disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri) – F81.2.[2]

Il DSA è un disturbo cronico, la cui espressività si modifica in relazione all’età e alle richieste ambientali.

Esistono interventi, che determinano un miglioramento delle prestazioni del soggetto. Il Logopedista è il professionista che si occupa del potenziamento di lettura, scrittura e calcolo.

Presso il nostro centro sono presenti operatori in possesso del Master DSA e BES: dalla diagnosi all’intervento.

 

[1] Linee guida per i disturbi di apprendimento parte II: I disturbi specifici di apprendimento, Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.
[2] Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Consensus Conference 3, Dicembre 2010.

La deglutizione disfunzionale è un’alterazione dello schema deglutitorio che si realizza con modalità diverse da quelle fisiologiche. Dall’età neonatale il modello deglutitorio si trasforma progressivamente da infantile ad uno di tipo adulto; questo deve essere raggiunto entro i 7 anni di età.

Le cause della deglutizione disfunzionale sono molteplici e possono essere distinte in fisiologiche (es. patologie otorino-laringoiatriche, alterazioni anatomiche locali…) e iatrogene (uso di ciuccio e biberon protratto nel tempo, vizi orali come suzione del pollice, …).

Una deglutizione disfunzionale può causare:

  • alterazioni della crescita del distretto facciale e contribuire in modo significativo allo sviluppo di uno squilibrio muscolare oro-facciale (SMOF);[1]
  • malocclusioni (es. morso aperto);
  • alterazioni dell’articolazione di alcuni suoni (es. /s/, /z/),
  • alterazioni della postura corporea con problemi a carico della colonna vertebrale.[2]

Il logopedista si occupa del trattamento della deglutizione disfunzionale, avvalendosi di alcune metodiche come la terapia miofunzionale o l’OMT (Oral Motor Therapy).

 

La disfagia è un’alterazione della dinamica deglutitoria che coinvolge una o più fasi della deglutizione. Questa può presentarsi anche in età pediatrica e le cause possono essere molteplici (alterazioni neurologiche, prematurità o immaturità, ipersensibilità orale, etc.

Il bambino disfagico può presentare vari sintomi come una suzione debole, uno scarso accrescimento fisico, tosse o rumori respiratori durante o dopo il pasto, rifiuto del cibo o di determinati sapori/consistenze (selettività alimentare), rigurgito nasale o orale, tempi del pasto prolungati, difficoltà di masticazione o di svezzamento verso i cibi solidi, infezioni ricorrenti alle vie aeree e mancanza di piacere durante il pasto (pianto e rifiuto).[3]

Il trattamento logopedico ha come obiettivo il miglioramento delle abilità sensoriali, motorie orali e di alimentazione attraverso: stimolazioni non nutritive e nutritive, strategie posturali, strategie dietetiche, tecniche deglutitorie e ausili alimentari.

 

[1]Deglutizione disfunzionale, Giornata Europea della Logopedia, 6 Marzo 2017, Federazione Logopedisti Italiano (https//fli.it).
[2] Schindler O., Ruoppolo G., Schindler A. (2011), Deglutologia, ed. Omega 2° edizione.
[3]La disfagia pediatrica, Giornata Europea della Logopedia, 6 Marzo 2017, documento a cura di  G. Di Pace, C. Manno, C. Silvestri – fli (https//fli.it).

La disfonia è un’alterazione momentanea o duratura qualitativa e/o quantitativa della voce parlata, percepita come tale sia dal soggetto che dal suo ambiente.

È una compromissione comune durante la crescita, anche se difficile da riconoscere, e si stima abbia una frequenza compresa fra il 6% e il 9% nella popolazione in età pediatrica.

Le disfonie infantili possono essere di tipo disfunzionale o organico.

La maggior parte delle disfonie infantili è di tipo disfunzionale; esse sono di solito legate ad un abuso o cattivo uso della voce da parte dei bambini. La disfonia disfunzionale infantile è caratterizzata da un comportamento di sforzo vocale spesso molto importante che si accompagna ad una modificazione del timbro vocale che diviene grave e rauco.

Il logopedista ha il compito di eliminare l’abuso vocale e le abitudini scorrette ad esso correlate per ripristinare la migliore voce possibile ed una corretta dinamica fonatoria. Dopo aver effettuato un’attenta e completa valutazione, egli potrà avviare la terapia, individuale o di gruppo, per raggiungere gli obiettivi individuati.[1]

 

[1] La Disfonia Infantile, Giornata Europea della Logopedia, 6 Marzo 2010. documento a cura di Nerone V

L’ipoacusia indica la diminuzione o la perdita completa delle abilità uditive. È un fenomeno trasversale che colpisce sia la popolazione pediatrica che quella adulta a seconda dell’età e dell’insorgenza e della gravità, comporta diverse conseguenze.

In età evolutiva le diverse forme di ipoacusia si distinguono in congenite (prenatali) ed acquisite (dopo la nascita).

Le ipoacusie in età evolutiva sono responsabili di un mancato e/o alterato sviluppo del linguaggio.

Il trattamento è mirato al raggiungimento di obiettivi a breve, medio e lungo termine e prevede un percorso individualizzato e personalizzato incentrato sullo sviluppo delle:

  • abilità percettivo-uditive;
  • abilità linguistico-comunicative.

La Balbuzie è un disordine della fluenza dell’eloquio. Le caratteristiche della Balbuzie comprendono ripetizione involontaria e il prolungamento di suoni e sillabe. Possono anche verificarsi pause tese o blocchi che interrompono il ritmo dell’eloquio. Le ripetizioni, i prolungamenti e i blocchi sono indicati con i termini “core stuttering behaviour”.

Inoltre, vi sono anche “secondary stuttering behaviour” che nascono per reazione ai precedenti.

La balbuzie può avere significative conseguenze a livello del funzionamento sociale e personale della persona che balbetta. Il livello di balbuzie, varia in base alla situazione, ad esempio può aumentare in situazioni che creano ansia.

In linea generale, la balbuzie insorge prima dei sei anni, solitamente tra i due anni e mezzo e i quattro anni.[1]

Il logopedista fornisce una valutazione accurata e specifica per ogni fascia di età  e definisce un piano di trattamento adattato alle caratteristiche del soggetto.

Presso il nostro Centro è presente personale specializzato presso lo Stuttering Foundation of America e lo European Course for Specialist on Fluency ECSF.

 

[1] Linee Guida cliniche, “La Balbuzie nei bambini, adolescenti e adulti”, NVST, traduzione FLI